“Io sono editore di me stessa, e alla fine io devo essere stupita come gli altri”
 Beverly Pepper

Che cos’è l’arte se non una delle più intime forme di meraviglia in grado di connettere e attrarre tra di loro mondi distanti lingue e chilometri? 

Stupire è la parola d’ordine di oggi, ed è anche il miglior modo per descrivere il lavoro di Beverly Pepper, e il grande amore che la lega alla città di Todi.

Nata a Brooklyn nel 1922, studia design pubblicitario e industriale prima di dedicarsi al mondo della scultura. Grazie a un Grand Tour di formazione europea entra negli atelier di alcuni dei più noti artisti del tempo tra i quali spicca Brâncuși. In Italia frequenta grandi nomi della pittura, del cinema e della fotografia.

Ciò che colpisce della figura di Beverly Pepper è il carattere sempre disposto a imparare e ad abbracciare nuove sfide che le permise di non indietreggiare di fronte alle novità, né da giovane né da anziana. Forse è stata proprio la tenacia a spingerla a lavorare ben oltre i novant’anni e a sperimentare con materiali e forme diverse.

Scolpì e si dedicò al legno realizzando grandi composizioni che guadagnarono l’attenzione del direttore del Festival dei Due Mondi di Spoleto che la invitò a partecipare alla mostra.

Era l’unica donna e doveva imparare a saldare per realizzare sculture interessanti con l’acciaio. Raccolse la sfida e stupì tutti con “Il dono di Icaro” ancora situato nella città di Spoleto.
La prima esposizione italiana fu per lei un successo, e contribuì a suggellare il rapporto con il nostro paese.

Negli anni ’70 si trasferì a Todi per motivi diversi: da un lato la realtà del centro un pò fuori dal mondo la preservava dal caos di New York, dall’altro il luogo stesso la affascinava suscitandole domande che si trasformavano in esigenze artistiche.

Da questa ricerca nasce l’interesse per le composizioni contaminate. Legno, acciaio, erba e fieno sono elementi prediletti che mirano a trasformare la città e il paesaggio integrandolo nei suoi lavori.
La sua arte racchiude un profondo senso di unione tra la natura selvaggia e quella tecnica, una specie di incontro tra uomo e ambiente che suscita sacralità nell’osservatore. Nella maggioranza dei casi si tratta di opere monumentali per l’esterno, nate dalla terra e che si protendono verso il cielo.

Beverly Pepper è sempre stata molto attiva sul versante sociale realizzando installazioni cittadine che rivalutassero la realtà urbana e la presentassero sotto un’ottica differente. Concetto che si traduce in un tipo di arte che identifica la città più che l’artista di cui il Parco di Todi è uno degli esempi più lampanti con le sue famosissime “Todi Columns”.

Concludiamo con le parole con cui la stessa Beverly Pepper ha accompagnato il suo progetto tuderte augurandosi che la sua opera potesse essere fonte di nuova energia per la città, rinnovando la voglia di mostrarsi al mondo, attirando lo sguardo di gente curiosa.